Numerosi critici hanno scritto del Maestro Carena; di seguito troverete alcune testimonianze rappresentative.
[...] Opere simili (i dipinti di Carena,
Ndr) propongono con mezzi molto sottili "arragiamenti" strutturali
che partecipano a un possibile ordine coniugato ai nuovi postulati. Si
situano agli antipodi degli "archeologismi" felicemente denunciati
da Dalì come una delle malattie del nostro secolo, e ci rassicurano
sulla continuità di quello che le nostre civiltà hanno saputo
salvaguardare in profondità, al di là di tutte le comodità
sociointellettuali, che altro non sono se non le possibilità della
mediocrità [...] [...] Nuovo e inedito lirismo dunque, non
contemplante, ma attivamente partecipante, ritmato non su un ricordo,
ma su un flusso appunto fenomenologico, di progressione attiva e consapevole,
pur nei suoi inevitabili abbandoni. Se si estendesse il quadro, escludendovi
la più caratteristica "action painting" nordamericana,
vedrei convergervi, invece, grosso modo, un Rothko. Per questo le superfici
matericamente impressive che realizzava Carena nel '56 e '57 non valevano
in quanto muri, alla Tapies, bensì in questa sorta di condensazione
lirica, ove una distillata cromia ha sempre un ruolo preponderante. E
ugualmente quegli accenni di gesto più espliciti nelle tele che
lo rivelarono definitivamente nel '58.[...] |
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